Dopo settimane di discussioni, dibattiti pubblici e votazioni, è stata finalmente approvata la Legge di Bilancio. Una delle novità introdotte riguarda la tassazione sulle criptovalute.
Gli articoli 31-35 si propongono di avviare una regolamentazione dei vari asset digitali, anche se non includono tutte le variabili possibili, e segna un punto di svolta importante che contribuirà all’adozione di questi strumenti.
Finalmente non si dovrà più ricorrere alla classificazione come valute estere, ma si avranno delle aliquote specifiche.
Si parte con una sanatoria
Con il pagamento di un’imposta si potranno “sanare” tutti i prelievi fatti prima dell’1 gennaio 2021. Chi ha omesso i propri capitali in criptovalute nelle precedenti dichiarazioni, potrà regolarizzare la propria posizione pagando un’imposta sostitutiva del 3,5% del valore delle crypto al momento del prelievo.
Inoltre, si dovrà pagare una sanzione dello 0,5% per omessa dichiarazione, che dovrà essere corrisposta anche da chi non ha mai fatto un prelievo. La norma prevede anche una rivalutazione del valore delle criptovalute detenute al 1 gennaio 2023.
Inoltre si pagheranno le tasse solo sulle plusvalenze, ossia sulla differenza tra somma ricavata e costo d’acquisto, che dovrà ovviamente essere ben documentato. Inoltre, le minusvalenza superiori ai €2.000 potranno essere portate in deduzione sulle plusvalenze dei periodi successivi.
Le opportunità da cogliere
Chi detiene dei capitali in criptovalute potrebbe approfittare di questo momento di transizione, prima dell’entrata in vigore della nuova tassazione sulle criptovalute, pianificando un futuro incasso. Bisognerà svolgere una revisione periziata dei propri asset in crypto e pagare un’imposta del 14% (rateizzabile con un 4,67% all’anno per tre anni). Ovviamente facendo una rendicondazione descrittiva delle operazioni e della rivalutazione dei propri asset.
I quattro passaggi fondamentali da considerare:
- Chiunque non abbia dichiarato le sue crypto dovrà pagare una sanzione dello 0,5% sul valore all’1 gennaio dell’anno contabile relativo.
- Chi ha fatto dei prelievi prima del 31 dicembre 2021, oltre alla sanzione, pagherà il 3,5% delle somme prelevate.
- Quelli che si ritrovano con dei valori inferiori o non possono fornire delle prove a riguardo, potranno fare una rivalutazione all’1 gennaio 2023. Dovranno però versare il 14% del capitale periziato (anche in 3 rate annuali).
- Le plusvalenze che sono state prelevate dall’1 gennaio 2022 saranno tassate al 26% del loro valore (o del valore della rivalutazione).
Una legge lungimirante
Una volta tante l’Italia decide di avere una visione lungimirante su un mercato in grande espansione. Da oggi le criptovalute sono riconosciute legalmente come asset digitali, e saranno tassate ogni volta che viene effettuato un prelievo o vengono trasferite ad altri per l’acquisto di beni.
Anche nel caso di donazioni e successioni si andranno a pagare tasse su eventuali plusvalenze generate.
Dal 2023 le plusvalenze (superiori ai €2 mila annui) ottenute con i prelievi in valuta fiat saranno tassate al 26%.
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