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I grossi brand rovineranno il Metaverso?

Pepsi, Nike, Adidas, Budweiser e tante altre grosse aziende stanno entrando nel metaverso. Ad esempio, Pepsi ha lanciato una sua collezione caratterizzata da microfoni e cartoni animati con il logo della popolare bibita. Budweiser, invece, ha acquistato un nome a dominio NFT, Nike ha avviato una collaborazione con RTFKT. Invece, Facebook ha direttamente cambiato il suo nome in “Meta”.

Insomma, sembra che, come spesso accade, i brand colgano l’occasione per fare denaro e vadano a cannibalizzare tutto. Sarà veramente così? Vediamo cosa è successo negli ultimi giorni. 

Brand e Metaverso: un connubio problematico? 

Bored Ape Yacht Club NFT

Di recente Adidas ha deciso di acquistare una Bored Ape NFT (una delle più costose collezioni di NFT) e applicare a quest’opera digitale una giacca con il suo famoso brand. Successivamente, Adidas ha anche annunciato una grossa collaborazione con lo studio che progetta queste opere digitali.

Nike non ha voluto essere da meno e ha portato a termine l’acquisizione di RTFKT, uno studio che si occupa di realizzare sneakers per il metaverso. Questa notizia, però, non è stata accolta con troppo favore dal mondo del metaverso che ha lamentato la mancanza di lungimiranza nello spezzare il controllo dei brand sulla moda

Sembrerebbe che alcuni utenti siano sul punto di guerra. Molti frequentatori del metaverso non sono felici che i brand stiano prendendo parte a questo mondo. Alcuni, infatti, temono che il Metaverso si stia trasformando in una realtà dominata dalle multinazionali, non tanto diversa da quella dal quale si voglia fuggire.

Anche il fatto che alcune criptovalute abbiano invaso l’universo dei videogiochi non sta piacendo molto agli utenti. Mentre sempre più appassionati di crypto pensano che l’arrivo dei grandi marchi sul web 3.0 renda tutto meno interessante, anche se sono sempre di più quelli che puntano a investire nel Metaverso.

Alcune espressioni in voga nel mondo delle criptovalute come “WAGMI” (ce la faremo) potrebbero sparire in fretta quando è Pepsi a twittarlo con orgoglio. E il tentativo di Facebook di rivendicare la parola “meta” ha persino suscitato una replica da Keanu Reeves, che supplica: “Possiamo semplicemente ammettere che Facebook non ha inventato il Metaverso? Il concetto di metaverso è molto più antico”.

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I brand hanno grossi progetti per il metaverso

Tuttavia, i brand non vogliono solamente impadronirsi del linguaggio crittografico. Il loro intento è molto più ambizioso. Vogliono rivendicare la proprietà nel metaverso e ci stanno già riuscendo. 

L’idea che ci siano delle aree recintate di proprietà di grosse aziende: un approccio che è antitetico rispetto a come il metaverso è concepito. Il presidente di Animoca, Yat Siu, afferma che giganti della tecnologia come Facebook e Tencent rappresentano la più grande minaccia per un metaverso aperto, mentre il CEO di Epic Games Tim Sweeney afferma che nessuna azienda può possedere il metaverso.

È innegabile che con oltre 2 miliardi di utenti e $930 miliardi di capitalizzazione Meta (Facebook) stia facendo un tentativo formidabile. Un po’ come quando nel 2018 banche come JP Morgan proponevano blockchain centralizzate e controllate, assolutamente un controsenso.

D’altra parte, se si è convinti che il Metaverso sia una realtà destinata a restare, e così anche le criptovalute, gli NFT e i pool DeFi, allora non dovrebbe dispiacere se i marchi i marchi volessero la loro parte. Anche perché se tutto diventasse davvero mainstream, ci sarebbero dentro tutti. E per far crescere le criptovalute, si devono aprire le braccia a tutti per rendere l’accesso più semplice anche ai nuovi arrivati.

Il metaverso deve ancora diffondersi in tutto il mondo e sembra avere già i primi problemi. Si tratta del preambolo del suo crollo? 

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Baldassare Poma

Baldassare Poma

Mi considero esperto di finanza e appassionato di criptovalute, settori in cui mi sono formato da autodidatta iniziando con i libri di Graham e Kiyosaki. Mi interesso di geopolitica per capire come sta cambiando il mondo e come potrebbero indirizzarsi i mercati nel lungo periodo e considero l'analisi tecnica uno strumento ormai totalmente superato. Amo studiare i mercati emergenti e le ultime frontiere dell'investimento, anche per questo Blockchain, DeFi, crypto exchange e le piattaforme dei broker online sono il mio pane quotidiano. Anche se credo che il mercato delle criptovalute debba ancora esprimere il suo potenziale, sono convinto che ci sia troppa spazzatura che come una zavorra deve essere mollata per fargli prendere il volo. Nel tempo libero frequento i casinò, sia fisici che online, soprattutto per dar sfogo alla mia passione per il blackjack e il poker. Questo mi ha dato una discreta esperienza nella selezione delle piattaforme migliori e dei giochi più remunerativi. Su Finaria cerco di trasferire la mia esperienza in questi ambiti, provando a comunicare in modo semplice e chiaro, con l'intento di trasferire le mie conoscenze a chi ambisce all'indipendenza finanziaria o vuole semplicemente farsi un reddito passivo. Nella vita privata cerco di ritagliarmi del tempo per stare all'aria aperta, studiare il sax, leggere almeno un libro al mese e viaggiare almeno una volta all'anno.