- Un broker sostituto d’imposta si occupa di pagare le tasse sul trading online al posto tuo.
- Il sostituto d’imposta opera in regime amministrato, mentre gli altri intermediari (es. esteri) adottano quello dichiarativo.
- Non sempre scegliere un broker sostituto d’imposta è la cosa migliore, specie per chi fa forex o trading di CFD.
- Esiste una soluzione per bypassare i limiti del broker sostituto d’imposta senza sbagliarsi a pagare le tasse sul trading.
I broker sostituto d’imposta offrono una bella agevolazione: sbrigano in automatico le pratiche per pagare le imposte sul trading.
All’apparenza per un trader usare un intermediario del genere (più in basso scoprirai chi sono i migliori) è un vantaggio enorme: ma allora perché si sente parlare così poco dei broker sostituto d’imposta in Italia?
Le piattaforme trading online più famose, come eToro o Libertex, non fanno da sostituto d’imposta. Eppure vengono scelte da molti: come mai?
I motivi sono tanti, ma si possono riassumere in questo modo: la verità è che i broker con sostituto d’imposta non convengono ai trader, o fanno al caso di pochi investitori. Ecco perché.
Broker sostituto d’imposta: cos’è
Il broker sostituto d’imposta è un intermediario di borsa che provvede al pagamento delle imposte sul trading online per conto del cliente.
Quando guadagni una somma investendo sui mercati sei tenuto a versare il 26% dei proventi al fisco italiano (12,5% se si tratta di Titoli di Stato italiani o europei). Puoi farlo da solo a fine dell’anno fiscale, calcolando il reddito da trading da inserire in dichiarazione dei redditi.
Se invece non vuoi pagare le tasse sul trading online puoi delegare tutto al broker sostituto d’imposta, cioè scegliere di operare con un’impresa di investimento che opera in regime fiscale amministrato.
Di solito le piattaforme di trading on line sostituto d’imposta hanno sede in Italia o sono riconducibili a banche italiane. Questo perché solo un’impresa sul territorio può sostituirsi al fisco italiano e versare le imposte sul trading al posto del contribuente.
Migliori broker sostituto d’Imposta in Italia Dicembre 2024
Quali sono i migliori broker italiani che agiscono da sostituto d’imposta? Qui nella guida abbiamo raccolto le piattaforme più famose che permettono di operare in regime amministrato, con i principali pro e contro.
Come puoi vedere, la lista è composta da banche italiane o broker con sede in Italia. Della prima categoria fanno parte società come Fineco, Binck Bank (olandese ma con distaccamento a Milano) e Webank, ma si potrebbero annoverare anche IwBank, Banca Sella, Widiba, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Poste Italiane.
A livello di solidità e sicurezza niente batte le banche, ma le commissioni richieste per operare sulle loro piattaforme sono davvero salate oltre la media dell’industria finanziaria. Senza contare i costi per la gestione del conto e il canone mensile per l’internet banking.
Per di più l’offerta di strumenti negoziabili spesso si ferma alle azioni di Borsa Italiana, alle obbligazioni e a qualche titolo estero blasonato. Spesso non c’è traccia di commodities, forex o criptovalute, e questo per tanti trader può essere un altro limite.
Il secondo gruppo di broker sostituto d’imposta in Italia sono le SIM o le società con filiale nel Paese, come Directa (la più famosa), ActiveTrades e IG. Questi ultimi sono anche broker forex, ma non sono esattamente adatti alla clientela media. Di solito vengono scelti da professionisti del settore, che cercano piattaforme altamente tecniche.
Regime amministrato o dichiarativo nel trading
La legge italiana prevede tre regimi fiscali per il pagamento delle tasse sul trading e investimenti:
- regime amministrato;
- regime dichiarativo;
- regime gestito.
Amministrato e dichiarativo sono sicuramente i più diffusi, nonché quelli che interessano a un trader.
Regime amministrato nel trading
Il regime fiscale amministrato assegna all’intermediario finanziario il compito di occuparsi del pagamento delle imposte per conto del cliente.
Di fatto il broker si sostituisce al trader per onorare i doveri fiscali:
- calcola il reddito imponibile;
- preleva in automatico la somma prevista (26%);
- versa al fisco la tassa sui proventi.
Nel regime amministrato il broker non deve occuparsi di pagare nessuna tassa o compilare la dichiarazione dei redditi.
Senz’altro operare con un broker sostituto d’imposta (regime amministrato) è una grossa comodità, ma quali sono i contro?
Anzitutto, le piattaforme di trading online che operano in regime amministrato hanno solitamente commissioni più alte rispetto alla media di mercato. Come anticipato, spesso si tratta di banche o di broker ECN, che impongono fee anche fino a 20€ per transazione.
Ma questo non è un problema legato al regime amministrato. Il vero inconveniente è la tempistica con cui il broker tassa il tassa il trader. Il prelievo fiscale del sostituto d’imposta, infatti, avviene nel momento in cui la posizione viene chiusa.
Questo significa non solo possedere meno capitale nell’immediato, ma anche pagare più tasse nel breve termine. Immagina di chiudere una posizione in profitto di 100€: il broker sostituto d’imposta tasserà subito quel capital gain versando sul tuo conto di trading 74 (100-26).
Ora a disposizione non avrai 100€ in più da investire ma solo 74. E non è tutto: immagina di dover chiudere una posizione in negativo di 100€. La logica suggerirebbe che la somma tra la prima posizione (in profitto di 100) e la seconda (in negativo di 100) sia zero.
Invece è in negativo di -26€, perché quei soldi sono già stati presti dal broker sostituto d’imposta e accantonati per il fisco. Ovviamente queste società applicano un meccanismo di compensazione delle minusvalenze, ma nell’immediato pagherai più imposte.
Regime dichiarativo nel trading
Il regime fiscale dichiarativo, invece, assegna al trader la piena responsabilità di pagarsi le tasse sul trading da solo.
Ciò significa che a ogni scadenza fiscale il trader in regime dichiarativo deve calcolarsi il reddito imponibile (da solo o con l’aiuto di un commercialista) e provvedere a compilare la dichiarazione dei redditi.
Infine deve versare le imposte allo Stato con il modello F24. Questo ha indubbiamente qualche svantaggio: bisognerà prestare attenzione a non commettere degli errori e rispettare le scadenze, ma ci sono dei benefici.
Il regime dichiarativo infatti tassa l’investitore a fine anno, perciò tutte le operazioni in profitto o perdita non vengono toccate. Questo significa avere più capitale a disposizione per operare (i profitti non vengono rosicchiati subito), soprattutto per chi è abituato a effettuare molte negoziazioni.
Inoltre un broker in regime dichiarativo offre commissioni drasticamente più basse rispetto al sostituto d’imposta. Si tratta spesso di piattaforme di trading online abituate ad avere a che fare con trader intraday, che scambiano più strumenti al giorno e hanno bisogno di maggiore flessibilità (che un broker sostituto d’imposta non offre).
eToro, Libertex, AvaTrade: sono sostituto d’imposta?
Molti trader preferiscono scegliere broker di trading online affidabili con molti strumenti da negoziare, commissioni vantaggiose e piattaforme intuitive. La scelta spesso ricade su società come eToro, Libertex e AvaTrade, ma sono broker sostituto d’imposta?
No, e il motivo è semplice: sono piattaforme di trading di CFD, cioè adatte per negoziare sui mercati in giornata comprando e vendendo strumenti di continuo. Oltre a essere società straniere, i broker di trading online preferiscono operare in regime dichiarativo, avvantaggiando i clienti abituati a svolgere molte operazioni a settimana.
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Metodi di pagamento
Caratteristiche
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Il fatto che eToro non sia sostituto d’imposta, per esempio, è un bene per chi negozia CFD. A ogni posizione chiusa dovrebbe automaticamente versare il 26% dei suoi profitti, mentre può reimpiegare l’intero capitale per altre operazioni.
Gli altri broker sostituto d’imposta, invece, si adattano meglio a un profilo di investitore, cioè del risparmiatore che effettua poche operazioni al mese sui mercati e con un’ottica cassettista (buy and hold per diversi mesi).
Come pagare le tasse sul trading (correttamente)
In estrema sintesi, scegliere uno dei migliori broker sostituto d’imposta in Italia è la strategia giusta se:
- sei un investitore abituato a gestire poche transazioni mensili, o annuali;
- preferisci pagare commissioni alte piuttosto che compilare la dichiarazione dei redditi;
- investi in pochi strumenti, per lo più italiani.
Se non ti ritrovi almeno in una di queste categorie valuta attentamente l’idea di utilizzare un broker in regime dichiarativo (eToro, Libertex e compagnia).
L’idea di pagare le imposte da solo ti preoccupa? Esistono delle soluzioni per evitare il problema. La prima è quella di rivolgersi a un commercialista: non uno qualunque, possibilmente un esperto in materia di trading online.
Su dichiarativo.com, per esempio, trovi un team di dottori commercialisti esperti nella compilazione del modello unico per pagare le tasse sul trading online. Sanno come si lavora su broker forex come eToro e Libertex, e ti faranno dormire sonni più tranquilli.
Non vuoi pagare un commercialista? Allora l’alternativa è scegliere DEGIRO. Si tratta di un broker ECN olandese che non è propriamente un sostituto d’imposta, ma alla fine di ogni anno fiscale ti offre un modello precompilato per aiutarti a redigere la dichiarazione dei redditi.
DEGIRO collabora infatti con uno studio di commercialisti in Italia, e ti semplifica la vita quando si tratta di versare le imposte. Il servizio è completamente gratuito.
Ogni investimento comporta dei rischi. Investire può essere remunerante, ma non è mai privo di rischi, e potresti perdere una parte o tutto il tuo deposito.
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