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Bail in: cos’è, come funziona, come difendersi

Bail in è una di quelle parole che dovresti evitare di pronunciare parlando con un investitore: senz’altro gli rovineresti la giornata. Cosa significa esattamente e perché fa così paura?

Il termine bail in si traduce in italiano con salvataggio interno. È una misura che autorizza una banca in crisi a rivalersi sul capitale dei suoi investitori (ma anche sui risparmi di alcuni correntisti) per trovare la liquidità necessaria a risollevarsi.

Si tratta di un provvedimento estremo, ma non impensabile come sembra. Alcuni istituti bancari italiani, come banca Etruria, Carichieti, Cariferrara e banca Marche vi hanno già fatto ricorso (seppur in maniera mitigata con il vecchio burden sharing) e Banca Carige e banca Popolare di Bari ci sono andate molto vicino.

Oggi la nuova crisi post-coronavirus rischia di sottoporre le nostre banche a un nuovo stress finanziario: la minaccia potrebbe ripresentarsi, per questo devi sapere come funziona il bail in e come difendersi. Esistono delle precise condizioni per evitare di rimanere coinvolto con i tuoi risparmi nel salvataggio della banca: proviamo a fare chiarezza.

Cos’è il Bail In

Dal 1 gennaio 2016 l’Italia ha recepito la direttiva BRRD del 2014/19/UE, un pacchetto di norme europee incentrato sulla gestione e il salvataggio di imprese di investimento e banche a rischio default. L’idea di fondo del provvedimento era quella di creare una misura per sostenere gli intermediari in difficoltà senza compromettere i bilanci degli Stati, come invece accadde in Europa nella crisi finanziaria del 2008-2014.

Da qui nasce il concetto di bail in, una misura che prevede il salvataggio dall’interno (a differenza del suo opposto bail out, che vedremo dopo). Cosa significa? Proviamo a dare una definizione più precisa e a spiegare il suo funzionamento.

Definizione di Bail In

Il bail in è uno strumento di salvataggio per banche in crisi irreversibile che prevede l’utilizzo di risorse interne alla banca stessa. Questa misura è a disposizione della Banca d’Italia, che può disporne in situazioni di crisi di un istituto bancario o di un’altra impresa d’investimento.

Se le condizioni lo richiedono, la Banca d’Italia può stabilire che l’istituto in default non dovrà più essere salvato con soldi pubblici, ma attingendo da risorse private all’interno della banca stessa. In altre parole, il bail in evita che il buco finanziario dell’istituto gravi sullo Stato e di conseguenza sui cittadini, lasciando che sia il denaro dei privati a riassorbire le perdite.

Il video ti fornisce le informazioni principali sul salvataggio interno, che andremo a spiegarti in dettaglio più avanti.

Perché salvare le banche?

Leggendo queste poche righe è facile chiedersi perché una banca dev’essere per forza salvata, anche a costo di ricorrere al bail in e pescare dai risparmi e dai crediti di famiglie e imprese.

La ragione del salvataggio interno a ogni costo sta nel valore che le banche hanno per il sistema economico. La banca è un intermediario fondamentale tra imprese e famiglie, il primo motore per fornire il credito e favorire il risparmio. Senza una banca le aziende non potrebbero crescere e i privati non avrebbero accesso a molte soluzioni di investimento.

Inoltre perdere una banca è un fatto gravissimo perché rischia di innescare un effetto domino anche sugli altri istituti sani. Il fallimento di un intermediario bancario può spaventare anche i risparmiatori delle altre banche, che andrebbero volentieri a prelevare il loro denaro dai conti correnti prima che lo facciano gli altri, facendo sparire la liquidità. Questo meccanismo, chiamato corsa agli sportelli o bank run, è contagioso e rischierebbe di far saltare il mercato e bruciare miliardi di risparmi privati.

Per questo salvare le banche è così necessario, anche a costo di ricorrere al bail in: protegge i tuoi risparmi, quelli delle persone che conosci e mantiene in piedi il sistema finanziario di un Paese, e di riflesso quello del mondo intero. Nel momento di maggiore sofferenza, quindi, si opta per il male minore.

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Bail in e Bail out

Come accennato all’inizio, bail in e bail out sono l’uno l’opposto dell’altro. La differenza sta sostanzialmente nella provenienza degli aiuti alle banche: il bail out prevede un meccanismo di prestiti e sovvenzioni dall’esterno, erogate con soldi pubblici.

Di fatto questa soluzione è ancora applicabile nella misura in cui gli istituti possano tentare la ripresa. L’ultimo episodio di bail out è quello di Carige, in cui il Governo ha preferito introdurre liquidità sotto forma di obbligazioni e dirsi disponibile a entrare nel capitale azionario della banca anziché avviare il salvataggio interno.

Dopo la crisi del debito sovrano nel 2008-2014, però, si è scelto di scoraggiare l’intervento diretto dello Stato per onerosi salvataggi futuri, per evitare che il debito pubblico diventi insostenibile e le conseguenze ricadano sui contribuenti.

Così nei casi più irreversibili si è passati a una misura di salvataggio interno, il bail in appunto, che obbliga i soggetti privati (ora vedremo quali) a pagare di tasca loro il fallimento della banca.

Come funziona il Bail In

Quando si avvia la procedura di bail in bancario alcuni privati vengono coinvolti per sanare in parte o del tutto l’insolvenza della banca. Questo provvedimento non interessa tutti i soggetti allo stesso modo, ma segue uno schema e delle regole precise.

La gerarchia del bail in, infatti, stabilisce che siano i possessori degli strumenti finanziari più rischiosi a partecipare per primi, seguiti a cascata dagli altri creditori se ciò fosse necessario (non tutti però).

Vengono chiamati in causa nel seguente ordine:

  1. i proprietari, cioè gli azionisti della banca;
  2. i creditori, cioè i possessori di obbligazioni subordinate, ordinarie non garantite e senza garanzia;
  3. i correntisti (famiglie e imprese) con depositi oltre i 100.000 euro;
  4. il Fondo di garanzia dei depositi.

A seconda dei casi l’effetto del bail in può prevedere la riduzione del valore delle azioni fino al loro azzeramento. Chi possiede dei crediti nei confronti della banca, invece, può vederli svalutati o convertiti in titoli azionari.

CreditoriEffetti del Bail in
AzionistiRiduzione del valore delle loro azioni
ObbligazionistiRiduzione del valore del credito o conversione in azioni
Correntisti con depositi di importo > 100.000€Conversione in azioni o prelievo forzoso sul conto corrente
Fondo di garanzia dei depositiPrelievo dal fondo

Come vedi non tutti i creditori sono colpiti allo stesso modo dal bail in. Ma c’è di più: alcuni non possono nemmeno essere toccati. Scopri chi sono nel paragrafo successivo.

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Chi è escluso dal Bail In?

Il bail in è pensato per gravare maggiormente sui soggetti che scelgono di assumersi un grado di rischio più alto nei confronti della banca. In questo si riesce a difendere alcuni soggetti che per diversi motivi potrebbero risentire maggiormente del fallimento bancario.

Sono esclusi dal bail in tutti i conti correnti e i conti deposito di importo inferiore ai 100.000€, siano essi di famiglie o di piccole-medie imprese. Questi risparmi vengono protetti dal Fondo di garanzia dei depositi (FITD), uno strumento salvagente presente un po’ in tutto il mondo che si attiva in caso di fallimento di una banca.

In extrema ratio i creditori dell’istituto in default attingeranno dal fondo senza rivalersi sui risparmi dei più piccoli, evitando che la crisi bancaria si trasformi in crisi sociale.

Sono inoltre esclusi dal meccanismo del bail in bancario gli investimenti finanziari come:

  • obbligazioni garantite (covered bond);
  • Titoli di Stato (BTP);
  • fondi comuni e ETF;
  • SICAV (società di investimento a capitale variabile);
  • strumenti assicurativi;
  • titoli presenti nel dossier titoli, purché emessi da un istituto non coinvolto nel bail in;
  • cassette di sicurezza e altre disponibilità conservate in banca.

Non interessano il bail in nemmeno i debiti della banca nei confronti dei propri dipendenti, dei fornitori, del fisco e degli previdenziali.

Applicazione del Bail-In in Italia

Da quando è entrata in vigore l’applicazione del bail-in in Italia non si è ancora mai vista. L’episodio più vicino al salvataggio interno risale al novembre del 2015 con la crisi dei quattro istituti: banca Etruria, Carichieti, Cariferrara e banca Marche.

In quel frangente la Banca d’Italia decise di attivare il burden sharing, il predecessore del bail in. Per affrontare il dissesto degli istituti vennero ridotti i valori delle azioni e delle obbligazioni subordinate, senza intervenire direttamente sul capitale dei conti scoperti sopra i 100.000€. Una cosa simile accadde qualche mese dopo con Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Per il resto, le sofferenze delle banche sono state gestite in prima battuta dallo Stato attraverso l’emissione di obbligazioni acquistate dal Tesoro. È il caso di Banca Carige, Banca Popolare di Bari e Monte dei Baschi di Siena: per loro l’ipotesi bail in venne solo presa in considerazione, ma per il momento non si è concretizzata. In questo modo il governo italiano cerca di ammorbidire l’impatto delle crisi bancarie sui privati finché possibile, per non colpire i loro risparmi né scatenare un panico contagioso.

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Come difendersi dal Bail In

Anche se si tratta di un’ipotesi remota, il salvataggio interno potrebbe essere molto più reale di quanto crediamo. Per questo è importante evitare il bail in con dei semplici accorgimenti, anche se la tua banca non scricchiola.

Investi in azioni o obbligazioni bancarie (Unicredit, Intesa, Fineco, Ubi Banca)? Per proteggerti dal bail in conoscere la solidità degli istituti è fondamentale. Esistono indicatori come il patrimonio netto, il ranking bancario o il CET1 per capire se davvero la banca è solida o potrebbe non reggere uno stress da crisi.

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Diversamente, se scegli solo di investire attraverso la banca (quindi comprare azioni, BTP, ETF, ecc.) non hai da temere perché il dossier titoli è protetto dal Fondo di compensazione.

Hai intenzione di affidare alla banca i tuoi risparmi? Difenderli dal bail in è semplice: ti basta mantenere i tuoi depositi sotto la soglia dei 100.000€.

Nel caso di un conto corrente cointestato il limite massimo garantito è pari a 200.000€, il doppio di un conto personale.

Cerca di non conservare troppo denaro sul conto corrente: oltre a rendere poco rischia anche di essere prelevato forzosamente in caso salvataggio interno.

Ci sono modi migliori per far rendere i tuoi risparmi, piccoli o grandi che siano. Prova a leggere le nostre guide su:

In alternativa difendi i tuoi soldi dal bail in diversificando i depositi. Puoi aprire un altro conto corrente, versarli su un conto deposito oppure (perché no?) sfruttare una carta conto con un plafond abbastanza ampio.

Prova a dare un’occhiata alle migliori carte conto con IBAN, sono un’ottima soluzione per conservare una parte dei tuoi risparmi senza tenerli tutti sullo stesso conto corrente. In questo modo eviterai il bail in e non avrai pensieri.

Bail in – Domande Frequenti

Cosa succede ai conti correnti con il bail in?

Il bail-in può prevedere un prelievo forzoso o la conversione del credito in azioni anche per alcuni conti correnti. Scopri quali sono i depositi interessati e come difenderti.

Cosa prevede il bail-in?

Bail in significa salvataggio interno e può stabilire che la banca venga salvata attraverso soldi dei suoi privati risparmiatori (azioni, obbligazionisti, correntisti). Il meccanismo segue una gerarchia precisa: leggi come funziona il bail-in.

Quali sono gli strumenti esclusi dal bail-in?

Alcuni prodotti finanziari da investimento non vengono toccati dal salvataggio interno previsto dal bail-in. Scopri quali sono.

Domande e Risposte (2)

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  1. Buongiorno Dr. Roventini,
    ho letto solo oggi quanto da lei scritto nel 2020. Volevo complimentarmi per la chiarezza ed efficacia delle informazioni. Un articolo veramente utile!
    Approfitto per chiederle cosa pensa degli ultimi fallimenti di banche come SVB. Sono casi isolati o, più verosimilmente, l’inizio di un effetto domino legato allo gonfiaggio dei derivati? Pensa che dietro questa situazione ci sia una regia?

  2. buonasera,
    avrei bisogno di un consulto, anche pagando.
    mi chiamo antonella lanzarini, sottoscrissi nel 2018 un sicav che per i primi ani è andato bene ma che adesso perde circa 3000 rispetto al capitale investito. per me che sono collaboratrice scolastica con uno stipendio di 1265 € sono tanti, anche perchè volevo cambiare casa.come posso consultarla?

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Andrea Roventini

Andrea Roventini

Andrea Roventini, laureato con lode in Economia presso l'Università di Bologna nel 2003, ha intrapreso la professione di Commercialista, portando avanti l'eredità dello studio di famiglia per oltre 10 anni. La sua inclinazione verso il trading indipendente e un approccio "alternativo" al mondo della finanza lo rende una guida affidabile per chi cerca di navigare nel mondo delle azioni, broker e criptovalute.

Con un'acuta comprensione dei meccanismi di mercato e un'esperienza pratica nel trading, Andrea è deciso a fornire ai lettori insight preziosi e consigli pronti all'uso per massimizzare i rendimenti degli investimenti. La sua analisi sempre aggiornata sui migliori sistemi e piattaforme di trading cerca di demistificare il panorama finanziario, rendendo il trading e gli investimenti accessibili sia per i neofiti che per gli operatori esperti.

Attraverso un linguaggio chiaro e una comunicazione diretta, Andrea mira a creare una connessione genuina con i lettori, aiutandoli a fare scelte informate in un settore in continua evoluzione. Ogni articolo che scrive è un passo verso la realizzazione di un percorso finanziario più sicuro e consapevole per tutti.