Sbrigare le solite faccende d’ufficio senza spostarsi da casa era impensabile fino a qualche anno fa. Oggi invece questa realtà si chiama smart working e sta cambiando le regole del lavoro rendendolo più “agile”.
Il 2020 è stato l’anno della consacrazione dello smart working in Italia. La pandemia del coronavirus ha costretto milioni di persone a stare in casa accelerando la diffusione (e la legittimazione) del telelavoro.
Se n’è parlato in TV, nei Decreti legge emanati dal Governo, e molti uffici hanno scelto di mantenere il lavoro agile anche per gli anni a venire. Chi ha provato lo smart working ha scoperto che lavorare a distanza non significa solo starsene sul divano in pigiama, ma che esistono i pro e contro.
A molti il lavoro agile piace e non vorrebbero più lasciarlo: come richiederlo e dove trovarlo? Esistono delle imprese che assumono in smart working e delle modalità per ottenere il telelavoro dall’azienda. Vediamole insieme.
Smart working: cos’è
Alcuni lo chiamano lavoro agile, altri telelavoro, ma la sostanza non cambia: lo smart working è una modalità di svolgimento delle proprie mansioni lavorative senza essere presenti fisicamente sul posto di lavoro.
A seconda degli accordi previsti con l’azienda che lo permette, lo smart working può avere:
- dei vincoli di orario o orari flessibili per il lavoratore;
- una retribuzione a ore o per obiettivi.
Il tratto distintivo del telelavoro è l’utilizzo di dispositivi tecnologici per mantenersi in contatto da remoto con la sede principale, con i colleghi o con il proprio responsabile. Gli strumenti principali sono:
- un personal computer;
- una connessione internet stabile;
- una o più piattaforme di comunicazione a distanza e lavoro condiviso.
Di solito lo smart working implica l’esistenza di un rapporto di lavoro dipendente, indeterminato o occasionale, o comunque di un contratto tra datore e subordinato. Chi svolge la professione di freelance invece non è propriamente in telelavoro, ma si muove in proprio per guadagnare online da casa o dal suo ufficio.
Smart working in Italia
Il telelavoro non è nato con la pandemia. È stato riconosciuto a tutti gli effetti già con la legge 22 maggio 2017, ma fino a oggi l’Italia era uno dei Paesi europei più restii ad adottare lo smart working su larga scala.
Secondo l’Eurostat, prima del coronavirus meno del 2% dei lavoratori italiani aveva lavorato almeno una volta in telelavoro, il dato più basso solo dopo Cipro, Romania e Bulgaria.
I paesi scandinavi (Svezia, Islanda, Finlandia) insieme a Danimarca, Lussemburgo e Regno Unito sono quelli dove più si lavora da remoto.
Smart working e coronavirus
Il fenomeno dello smart working in Italia (e non solo) ha subito un forte impulso a causa dell’emergenza COVID 19. Secondo il Sole 24 Ore oltre 8 milioni di italiani hanno scelto o dovuto lavorare da remoto nei mesi della pandemia, senza raggiungere l’ufficio.
Con il D.P.C.M. 4 marzo 2020 il Governo ha imposto il lavoro agile come forma di contrasto alla diffusione del coronavirus, confermandolo anche nel Decreto Rilancio emanato per la fase due (si parla anche di rendere lo smart working obbligatorio per alcune categorie di lavoratori).
L’obiettivo è favorire un ritorno al lavoro graduale, ridurre gli spostamenti non necessari e venire incontro alle esigenze delle famiglie con minori a casa (vista la chiusura delle scuole).
Smart working: fino a quando?
Con il Dl Rilancio permane la possibilità di richiedere lo smart working per i dipendenti privati con uno o più figli minori di 14 anni, a patto che l’attività svolta in telelavoro sia compatibile con le mansioni previste nel contratto.
Salvo proroghe, si potrà lavorare da remoto fino al 31 luglio, data in cui è fissato il termine della fase due. Molte imprese e lavoratori, però, hanno tratto un’esperienza positiva dallo smart working: secondo un’indagine Cgil infatti il 60% dei lavoratori intervistati vorrebbe continuare con il lavoro agile anche dopo l’emergenza.
Non solo. Il Governo e le amministrazioni comunali starebbero pensando di estendere lo smart working alla pubblica amministrazione anche nel periodo post COVID 19. Chiaramente bisognerà affrontare il problema della regolamentazione e del controllo, onde evitare episodi già visti di assenteismo e negligenza.
Inoltre le mutate condizioni sociali e lavorative imposte dal coronavirus, con distanziamenti sociali obbligatori e una mobilità ridotta, potrebbero trasformare lo smart working in un trend del futuro destinato a durare per sempre.
Come funziona lo smart working
Se è vero che il lavoro agile diventerà ricorrente nelle nostre vite tanto vale capire meglio come funziona. Lo smart working permette di lavorare senza intoppi anche fuori dal consueto luogo di lavoro, ma con delle regole.
L’azienda e il dipendente possono concordare un orario di lavoro nel quale lo smart worker è tenuto a dare la propria reperibilità e connettersi da remoto per partecipare alle attività aziendali. Vengono stabilite pause, compiti e retribuzione come in un normale contratto.
In alternativa le parti possono organizzare il lavoro in fasi e obiettivi. In questo caso il dipendente non deve necessariamente attenersi all’orario standard: basta che la mansione venga portata a termine nei tempi prestabiliti.
Le attività d’ufficio vengono gestite attraverso videochiamate, chat e piattaforme online per il lavoro condiviso, per mantenere la produttività e la comunicazione a livelli adeguati.
A seconda degli accordi, inoltre, l’azienda può fornire il computer e eventuali strumenti necessari per agevolare lo smart working, oppure chiedere al dipendente di attrezzarsi con le proprie risorse.
Nel primo caso l’impresa ha il diritto di tenere sotto controllo l’operato del dipendente durante l’orario di lavoro, perciò è importante stabilire a monte termini e condizioni di utilizzo degli strumenti.
4 semplici regole per iniziare con lo smart working
Quando inizi a svolgere il tuo lavoro da casa segui queste semplici regole per ottimizzare il tuo tempo e i tuoi sforzi:
- scegli un abbigliamento adeguato: vestirsi bene è fondamentale per mantenersi produttivi. Non rimanere in pigiama tutto il giorno davanti al computer: cura il tuo aspetto come se fossi sul luogo di lavoro;
- trova un luogo della casa separato: le distrazioni in casa si moltiplicano, cerca un posto appartato dove poter lavorare da remoto concentrato;
- poniti degli obiettivi e orari precisi: evita di diluire troppo i momenti passati al PC. Lavora al massimo nel periodo di tempo prestabilito cercando di rispettare la tabella di marcia;
- mantieni il contatto con i tuoi colleghi: fissa dei momenti nella giornata dove fare il punto con l’ufficio, in modo costruttivo e è quando necessario.
Smart working: Pro e Contro
Al primo approccio l’idea di lavorare da casa piace. Lo smart working rimanda subito alla comodità del focolare domestico: zero stress da ufficio, nessun ritardo a lavoro e massima flessibilità per gestire la proprie mansioni. In verità il telelavoro ha i suoi pro e i contro, come qualunque tipo di impiego.
Il vantaggio del lavoro agile è quello di non doversi spostare, risparmiando tempo per dedicarlo alle faccende domestiche, ai figli o al proprio relax. A volte, però, può capitare che lo smart working dilati i tempi del lavoro e distrugga quella barriera divisoria tra sfera privata e lavorativa.
Con la scusa del telelavoro, alcune aziende richiedono anche una reperibilità extra, che sconfina dagli orari tradizionali e può compromettere gli equilibri della famiglia o della propria routine.
Sul piano economico, lavorare senza uscire di casa permette di risparmiare denaro per carburante, abbonamento ai mezzi pubblici o pranzi fuori, ma è anche vero che obbliga a stare connessi e usufruire della propria corrente elettrica.
Attenzione anche all’approccio al lavoro agile. Lo smart working non è una scusa per fare altro sul luogo di lavoro: alcuni riescono a godere degli orari flessibili, ma altri soffrono il peso della disorganizzazione.
Stesso discorso per quanto riguarda i rapporti di lavoro. Alcuni dipendenti apprezzano la possibilità di lavorare da remoto in un ambiente famigliare e lontano dalle altre persone, altri invece soffrono l’isolamento che lo smart working impone per sua natura.
PRO | CONTRO |
Riduzione dell’inquinamento | Servono gli strumenti adatti |
Risparmio sul costo degli spostamenti | Difficoltà di organizzazione |
Migliore gestione della casa e dei figli | Lavoro da casa in solitudine |
Orari flessibili | Rischio overworking |
Più tempo libero | Consumo di connessione e energia domestica |
Smart working: come richiederlo
Un lavoratore dipendente può richiedere lo smart working in due modalità:
- accordandosi con il proprio datore di lavoro per ragioni di distanziamento sociale o personali;
- acquisendo tale diritto per legge.
La prima modalità è la più semplice e consiste nel trovare un accordo scritto o verbale con il proprio titolare. L’impresa dovrà comunicare l’inizio del rapporto di lavoro agile attraverso il portale cliclavoro.gov.it, specificando i nominativi dei dipendenti in smart working e il periodo di durata del telelavoro.
All’interno dell’accordo è consigliabile stabilire orari, pause, retribuzione, strumenti utilizzati, eventuali vincoli sul luogo di lavoro (per esempio se lo smart working non dovesse essere svolto in ambienti pubblici) e altre esigenze.
Il secondo modo per fare domanda di smart working è acquisirlo di diritto. Fino al 31 luglio 2020 i dipendenti con figli minori di 14 anni possono beneficiare del lavoro da remoto, ma solo se:
- il lavoratore è assunto presso un’azienda privata;
- il lavoratore non percepisce forme di sostegno al reddito.
Bisogna precisare, inoltre, che secondo la legge lo smart working è un diritto solo se compatibile con la prestazione di lavoro. Un impiegato d’ufficio, quindi, otterrà l’ok al lavoro agile più facilmente di un operaio di fabbrica, per il quale lo smart working risulterebbe incompatibile.
Lavori in smart working
Molte persone vedono nel telelavoro la possibilità di conciliare il proprio dovere con la sfera privata e gestire meglio tempo e risorse. Per questo sono in molti a desiderare lavori da remoto e cercare aziende che assumono in smart working: se sei uno di loro ecco come potresti agire.
Anzitutto sappi che per trovare lavori da remoto dovrai rimboccarti le maniche. Non sono molte le imprese disposte ad assumere dei dipendenti subito in telelavoro. Inoltre mestieri come imbustamento, confezionamento o assemblaggio di ovetti Kinder da casa sono soltanto delle bufale che circolano in rete.
Molte opportunità in telelavoro invece hanno a che fare con mansioni da ufficio (call center, data entry, segreteria) oppure con le nuove tecnologie e internet (realizzazione siti web, social media manager, venditore online).
Per trovare un lavoro serio in smart working puoi provare:
- a cercare delle offerte su portali per la ricerca del lavoro come CareerJet, specificando la sede da remoto;
- a dare un’occhiata alla nostra guida aggiornata sui lavori da fare a casa, dove trovi una lista di occupazioni serie e reali per arrotondare lo stipendio o avviare un business da remoto.
Smart Working – Domande Frequenti
Nei periodi critici dell’emergenza coronavirus anche la pubblica amministrazione ha agevolato lo smart working per i dipendenti. Oggi molti hanno ripreso regolarmente, ma si tratta per estendere il diritto dei dipendenti privati (scopri quali) anche alla PA.
Un contratto di telelavoro prevede una retribuzione pari a quella di una normale mansione presso la sede. Tutto dipende dagli accordi presi con il datore di lavoro o dalla produttività che si riesce a garantire in smart working.
Alcune imprese permettono ai dipendenti lavorare in smart working 5 giorni a settimana, altri invece esigono almeno 2-3 giorni di lavoro in presenza. Dipende dagli accordi presi con il dipendente.
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