Si tratta di una notizia importante e dal doppio risvolto, sia economico che politico. Infatti, l’OPEC+ sta pensando di applicare un taglio della produzione da 2 milioni di barili al giorno, secondo quanto riferito da fonti vicine all’organizzazione.
Qualora non lo sapessi, l’OPEC+ rappresenta il gruppo di paesi che si occupano di esportare petrolio e che hanno aderito all’OPEC, con l’aggiunta della Russia e di altri importanti produttori.
Quali potrebbero essere le conseguenze di questo taglio per l’economia mondiale? Come poter sfruttare la situazione a nostro vantaggio?
Nel frattempo, ci sono già investitori pronti a investire sul petrolio.
Abbiamo provato a dare una risposta nelle prossime righe.
Le conseguenze del taglio della produzione
La conseguenza di un taglio di questo tipo è tanto semplice quanto disastrosa: l’offerta globale di petrolio greggio si ridurrebbe in maniera drastica facendo schizzare all’insù il prezzo internazionale del petrolio. Questa potrebbe essere una buona occasione per comprare petrolio in Borsa e cavalcare la salita del prezzo.
Il prezzo del greggio in borsa è in calo da giugno, quando aveva superato i $10 al barile. A fine agosto sembrava potesse tornare a salire ma poi a settembre è tornato a essere ribassista scendendo sotto gli $80 a barile. Adesso il prezzo sembra pronto a ritornare sopra quota $ 90 ma si prospetta che possa arrivare almeno fino a $100 al barile.
Nei giorni scorsi si era diffusa l’indiscrezione secondo cui ci sarebbe stato un taglio da 1 milione di barili ma con la prospettiva che sarebbe stato aumentato presto a 2 milioni, ma ora sembra che le conseguenze sul prezzo potrebbero essere ancora più gravi.
Tuttavia, non è detto che si vada necessariamente in questa direzione.
Questo tipo di incontri viene fatto per decidere il da farsi e non sono organizzati su decisioni già prese. Però, nel caso in cui il pronostico dovesse trovare conferma, un taglio di questo tipo avrebbe dei riflessi non solo dal punto di vista economico ma anche politico.
Ad esempio, Stati Uniti ed Europa hanno tutta l’intenzione di voler tener basso il prezzo del petrolio con l’obiettivo di contrastare l’inflazione, e per colpire dal punto di vista economico la Russia.
Washington ha già fatto leva sui suoi rapporti cordiali con Arabia Saudita ed Emirati Arabi con l’obiettivo di contrastare la scelta di ridurre la produzione di petrolio ma di, anzi, aumentarla. Tuttavia, bisogna vedere se gli arabi preferiranno fare fronte comune con la Russia e andare a vanificare la strategia occidentale di isolare Mosca in risposta alla guerra in Ucraina.
La guerra per le materie prime entra nel vito?
Insomma, il prezzo delle materie prime sembra rappresentare la nuova frontiera della guerra moderna. In un contesto di libero mercato e di globalizzazione, ogni paese ha delle sfere di influenza su altri e ciò si riflette sul piano politico ed economico.
Ad esempio, nell’Unione Europea si discute delle misure da applicare per poter fronteggiare l’aumento del prezzo del gas. L’UE è in una fase storica in cui risulta essere molto debole, sia a causa dell’allineamento con gli Stati Uniti e sia perché ci sono parecchie divisioni interne con la Germania che ha deciso di operare in maniera isolata per risolvere il problema legato al gas.
Questi ultimi giorni sono importanti per capire qual è lo stato di salute dell’economia europea e, in particolare, di quella italiana.
Italia che, in questi giorni, è alle prese con la formazione del nuovo governo in un momento chiave per la sua storia futura. Oggi sarebbe stato necessario avere un esecutivo dai pieni poteri e che sia pronto a rischiare per il bene del Paese, al di là degli interessi europei o degli alleati.
Piuttosto che seguire le volontà di un’Unione Europe che sembra più disunita che mai, sarebbe il caso di prendere delle iniziative rapide, e nei propri interessi per poter affrontare al meglio una crisi energetica mai vista.
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