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La Cina potrebbe revocare il divieto su Bitcoin nel 2025?

Giuliana Morelli

Dal 2021, la Cina ha imposto un divieto stringente sul mining e sul trading di Bitcoin, una decisione che ha avuto un impatto significativo non solo a livello nazionale, ma sull’intero ecosistema globale delle criptovalute. 

Tuttavia, la narrativa potrebbe essere destinata a cambiare. Recenti indiscrezioni e segnali dal mercato lasciano intravedere una possibilità che la Cina riconsideri il suo approccio entro il 2025. Non è la prima volta che Pechino attua misure restrittive per poi tornare sui propri passi, e questa evoluzione potrebbe essere motivata da una combinazione di fattori economici, tecnologici e geopolitici. 

Mentre il divieto ha spinto molti operatori a trasferirsi in paesi più accoglienti come gli Stati Uniti e il Kazakistan, la Cina continua a essere un attore chiave nel settore delle criptovalute, grazie a una base di utenti e a un’infrastruttura tecnica che non si sono mai del tutto fermate. 

Perché la Cina ha vietato Bitcoin nel 2021?

Per comprendere il possibile futuro di Bitcoin in Cina, è fondamentale guardare al passato. Il divieto del 2021 è stato motivato da una serie di ragioni ufficiali: la lotta al riciclaggio di denaro, la protezione della stabilità finanziaria e la necessità di controllare l’impatto ambientale del mining. 

Quest’ultimo punto, in particolare, ha attirato l’attenzione globale, dato che il mining di Bitcoin richiede enormi quantità di energia. Allo stesso tempo, il governo cinese ha spinto per lo sviluppo dello yuan digitale, una valuta digitale di stato, temendo che Bitcoin potesse minarne il controllo sul sistema finanziario. 

Tuttavia, nonostante le restrizioni, molti esperti ritengono che il divieto abbia avuto l’effetto opposto, spingendo l’innovazione fuori dai confini cinesi e riducendo la capacità del paese di influenzare direttamente il settore.

I segnali di un cambiamento imminente

Nonostante il divieto ufficiale, diversi segnali indicano che la Cina potrebbe rivedere la sua posizione. Uno degli indizi più rilevanti è rappresentato dai dati relativi all’hashrate globale di Bitcoin. 

La Cina, nonostante le restrizioni, contribuisce ancora con oltre il 50% alla potenza di calcolo della rete, una dimostrazione che il mining di Bitcoin è tutt’altro che scomparso. Inoltre, una sentenza emessa da un tribunale di Shanghai nel 2023 ha stabilito che il possesso di Bitcoin è legale e che è protetto come una proprietà virtuale. Questo riconoscimento giuridico, sebbene limitato, rappresenta un precedente significativo.

Anche sul fronte delle politiche energetiche, si sono osservati cambiamenti. La Cina sta investendo massicciamente in energie rinnovabili, con l’obiettivo di diventare leader nella produzione di energia pulita. Questo potrebbe mitigare una delle principali preoccupazioni legate al mining di Bitcoin, ovvero il suo impatto ambientale, e fornire una base per una revisione del divieto.

La pressione internazionale e l’economia interna

A livello globale, l’adozione delle criptovalute sta crescendo a ritmi vertiginosi. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno recentemente approvatogli ETF su Bitcoin, mentre diversi paesi in Asia e America Latina stanno esplorando l’integrazione delle criptovalute nelle loro economie nazionali. 

Anche le banche centrali stanno iniziando a includere Bitcoin nelle discussioni sulle riserve strategiche. Questo pone la Cina in una posizione difficile: mantenere il divieto potrebbe significare perdere terreno in un settore che sta diventando sempre più rilevante.

Sul fronte interno, la Cina deve fare i conti con una crescita economica rallentata e un settore tecnologico che necessita di nuove opportunità per competere a livello globale. Il settore blockchain è stato identificato come una delle aree chiave per l’innovazione, e la revoca del divieto su Bitcoin potrebbe favorire lo sviluppo di nuove applicazioni e attirare investimenti esteri.

Se la Cina decidesse di revocare il divieto su Bitcoin, è probabile che lo faccia con regole precise e stringenti. Potrebbero essere introdotte licenze obbligatorie per gli exchange e per le attività di mining, con l’obiettivo di mantenere un controllo rigoroso sul settore. 

La riapertura del mercato cinese avrebbe un impatto significativo sui prezzi delle criptovalute, portando probabilmente a un aumento della domanda globale. Allo stesso tempo, potrebbe incentivare altri paesi a rivalutare le loro politiche nei confronti delle criptovalute.

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Giuliana Morelli

Dr.ssa Giuliana Morelli, con una Laurea Magistrale in Economia e Management, ha maturato una solida esperienza nel settore finanziario ed economico durante gli anni di lavoro come consulente aziendale. Nel 2010, ha intrapreso una nuova avventura fondando la sua società di consulenza, attraverso la quale offre supporto a imprese e individui nel navigare il complesso mondo degli investimenti e del trading.

La sua expertise si estende anche al vivace settore delle criptovalute, dove esplora l'intersezione tra trading tradizionale e tecnologie emergenti come la Blockchain. Giuliana collabora attivamente con diversi studi professionali ed è una figura di spicco in numerose iniziative legate a Fintech, Blockchain, nonché in vari incubatori e acceleratori di impresa.

Giuliana ha una passione per l'attualità, cosa che le permette di fornire ai lettori analisi puntuali e aggiornate sulle ultime novità del settore. Con una comunicazione chiara e precisa, mira a rendere il mondo del trading e degli investimenti comprensibile e accessibile a tutti, sia che si tratti di principianti o di investitori esperti.

All'interno del team gestisce con passione e dedizione il ramo relativo alle news, sia crypto che di finanza classica.