Non si può negare che il 2023 si è affermato come l’anno dell’intelligenza artificiale e la prima a incassarne i profitti è stata Nvidia (NASDAQ: NVDA). La compagnia che produce schede video e processori si è confermata la prima scelta per gli sviluppatori dei software che impiegano l’AI a scapito dei maggiori concorrenti come AMD e Intel.
Il cavallo di battaglia quest’anno è stata la GeForce RTX 3080, l’impennata nel valore societario si è riflesso in un dinamico aumento del valore delle azioni della compagnia. Il che, per certi versi, potrebbe rivelarsi un male per la società. Vediamo perché.
L’anno dell’intelligenza artificiale ha portato bene a Nvidia
La società con sede a Santa Clara, California, ha avuto un anno d’oro. Ma è bene considerare che l’incremento del fatturato, e del valore delle azioni quotate sul listino tech del Nasdaq, dura incontrastato da cinque anni.
Con l’avvento della tecnologia che ha dato vita ai chatbot e all’intelligenza generativa, è cresciuta di pari passo la domanda di processori a marchio Nvidia che si sono rivelati i più adatti a rispondere a questa nuova domanda del mercato.
Il risultato è stato una delle migliori performance nel mercato azionario del 2023. In un anno il titolo ha guadagnato oltre il 220%, confermandosi come il titolo dalla migliore performance dell’indice S&P 500.

Eppure, malgrado il violento aumento nel corso dell’anno, il prezzo del titolo si mantiene tra i più interessanti nel comparto delle Big Tech.
Come fa NVDA a essere il titolo più conveniente dopo il pump del 2023?
Secondo l’analisi di Barchart, una piattaforma che fornisce dati in tempo reale su azioni e materie prime, NVDA si conferma come il titolo più economico tra i Magnifici Sette, i maggiori giganti tech e cioè Apple, Tesla, Microsoft, Alphabet, Amazon, Meta Platforms e la stessa Nvidia.
Nvidia $NVDA is the cheapest Magnificent 7 Stock based on the P/E to Growth Ratio pic.twitter.com/eJmA2IBwsv
— Barchart (@Barchart) December 17, 2023
La valutazione è stata effettuata tenendo conto del rapporto price-to-earnings (PEG) in crescita. Si tratta di una metrica spesso usata in finanza per determinare la valutazione di un’azione rispetto al rapporto tra prezzo/utili e il tasso previsto di crescita degli utili. In altre parole, fornisce indicazioni sul fatto che un titolo sia sopra o sottovalutato rispetto alla crescita prevista degli utili.
In base alle stime sugli utili per azione (EPS) del 2024 e alla crescita degli EPS prevista tra il 2023 e il 2026, NVDA ha il rapporto PEG più basso. Quindi, questo ne fa il titolo più sottovalutato tra i sette colossi tech.
META, AMZN e GOOGL hanno un rapporto PEG leggermente superiore a quello di NVDA, il che significa che offrono un valore coerente per gli investitori. Invece, i titoli più sopravvalutati sono AAPL, TSLA e MSFT, in particolare, il primo ha il maggiore valore PEG.
Altro fatto interessante, nessuna altra, tra le migliori azioni americane tech ha registrato guadagni della stessa portata di quelli di NVDA nel 2023, salvo Meta Platforms che ha registrato un’impennata del 175% in un anno. Per le altre cinque società, i rendimenti si sono fermati sulle due cifre.
Nvidia aprirà il 2024 col botto, dedicando tutto il mese di gennaio alla presentazione e al lancio dei nuovi, attesissimi, prodotti. Le novità verranno annunciate dallo speciale palcoscenico del CES 2024 a partire dall’8 gennaio.
Il lato oscuro della crescita a tre cifre per Nvidia
C’è un effetto collaterale, forse, imprevisto dopo l’ascesa sensazionale di Nvidia nel 2023. Come altre società quotate in borsa, anche il colosso dei processori attua la politica retributiva di pagare una quota di stipendio con titoli della compagnia.
È chiaro che quest’anno si è rivelato il più fruttuoso per i dipendenti, specie quelli con maggiore anzianità. Ma di fatto, il rendimento dei titoli è in crescita ormai da cinque anni in maniera quasi ininterrotta.
Questa pratica si è rivelata essere un problema tanto che lo stesso CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha sentito il bisogno di affrontarlo durante la riunione interna di tutti i dipendenti lo scorso mese. Lo ha riportato la testata specializzata Business Insider che ha riportato la testimonianza di persone presenti al meeting.
In pratica, alcuni dipendenti, specie quelli più anziani, anche anagraficamente, hanno colto la palla al balzo e approfittato dei rendimenti passivi offerti dall’andamento dei titoli per mettersi volontariamente in “pre-pensionamento“.
Quindi, c’è una fetta di dirigenti della società che produce poco ma guadagna molto, moltissimo.
Lo stesso CEO ha dovuto affrontare la situazione sollevata da altri dipendenti che, a quanto pare, iniziano a soffrire per colpa della situazione di inefficienza di alcuni quadri.
Alcuni dirigenti Ndivia hanno vinto la lotteria
Non stupisce, dunque, che i dipendenti di vecchia data che si sono trovati in tasca un tesoretto che continua a generare ricchezza, abbiano preferito sedersi sugli allori. In cinque anni l’apprezzamento dei titoli Ndivia ammonta a circa il 1.200%. Un bel colpaccio.
Né sorprende che questa condizione che privilegia solo alcuni, abbia creato dissidi interni tra chi guadagna, senza fare nulla, e chi invece fatica per portare a casa la pagnotta.
Anche se non è in discussione la leadership di Huang che ha fondato l’azienda nel 1993, non mancano le critiche al suo sistema dirigenziale che ha puntato, forse troppo, sui dipendenti senza valutarne le conseguenze. Pecca che si sconta soprattutto oggi che l’azienda ha assunto un ruolo dominante nel mercato dei chip.
Debolezza che potrebbero sfruttare a proprio vantaggio i principali concorrenti, AMD e Intel, in cerca dell’occasione d’oro per soffiare il primato a Nvidia.
Avrei intenzione di comprare un po’ di azioni NVIDIA, mi potete dire se ritenete che sia il momento giusto ? GRAZIE